A ruota libera, una serata di racconti di ciclismo a Ivrea

Si è svolta a Ivrea (TO), martedì 23 settembre, in Sala Santa Marta, l’incontro “A ruota libera”, una chiacchierata di personaggi diversi dell’area eporediese, accomunati dalla passione per la bicicletta.
L’occasione per riunirli è stata la “Settimana Europea della Mobilità” ovviamente in bicicletta.
La bicicletta è il miglior strumento per trasformare l’energia umana in movimento, e delle diverse forme di movimento in bicicletta si è parlato tra i protagonisti della serata, moderata dal giornalista Federico Bona. I protagonisti della serata con la bicicletta hanno fatto realmente di tutto spaziando dallo sport al turismo, al lavoro, al riscatto dagli imprevisti della vita.
Angelo Catanzaro ha raccontato i suoi 800 chilometri “Oltre i limiti”, su uno speciale triciclo per affermare l’autodeterminazione delle persone con disabilità. Maurizio Pitti, in vigile con le ruote di Ivrea, non è solo un protagonista sportivo di lunga distanza, con gare di ultra cycling come la Capo Nord – Tarifa e la Trans America Bike No Stop, ma nel suo lavoro organizza il bicibus per i bambini che vanno a scuola e proprio con loro fa incontri atti a spiegare il codice della strada ai ciclisti in erba. Per Fabrizio Topatigh un infortunio invalidante a una gamba, è diventata l’occasione per diventare un protagonista del paraciclismo italiano, con 9 titoli tricolori e tante altre prestazioni di rilievo. Alessandro Maggio racconta l’organizzazione dell’ultima gara nata a Ivrea, la Nova Eroica Gravel, un itinerario che attraversa le bellezze naturali del Canavese con la bicicletta che è tendenza degli ultimi anni, la gravel per l’appunto, con 300 ciclisti provenienti da tutta Italia e anche da altre nazioni europee. Paolo Ghiggio, da quando ha terminato il suo lavoro di medico ortopedico, è diventato narratore del ciclismo piemontese con i suoi libri ed è un collezionista di biciclette di ogni epoca, ben 210. Rosalia Carhuatanta ha raccontato il suo lavoro di rider, nel caos di Torino, dove i rischi alla sua incolumità sono all’ordine del giorno, ma per lei la bici non è divertimento, è il suo lavoro. E infine il toccante racconto di Silvia Grua, della malattia che l’ha colpita e perseguitata, della bici che l’aiuta a riprendersi dopo ogni operazione, del suo libro “I colori della salita” in cui racconta l’everesting e la sfida al cancro, e la sua ultima impresa, 24 ore in bici su e giù per la salita della Broglina, 36 volte con 9847 metri di dislivello, per raccogliere fondi per la Fondazione Veronesi sempre per la lotta contro il cancro.
Un inno alla vita, un inno alla bicicletta.



